In questo momento di forte difficoltà e di incertezza per il futuro, sarebbe utile poter avere provvedimenti governativi chiari e semplici - forse anche più rigorosi - ma certamente meno interpretabili.
Si è parlato molto in questi giorni di cosa sia possibile fare e cosa sia invece vietato, senza però poter avere una linea guida che consenta un'univoca interpretazione delle disposizioni del Governo.
Cosa vediamo invece anche in queste ore? una stabile incertezza nelle cui pieghe si autolegittimano condotte contrarie alle disposizioni regionali, ma rispettose di quelle dello Stato.
C'è poi chi rivendica un'incostituzionalità diffusa nei provvedimenti del Presidente del Consiglio dei Ministri in quanto "limitano la libertà delle persone" e chi ne circoscrive il conflitto solo rispetto alle disposizioni delle Regioni (Lombardia e Veneto).
Cosa fare appunto nell'attesa di una pronuncia della Corte Costituzionale?
Vale il principio di specialità delle norme e, conseguentemente ,la disposizione regionale che risulta maggiormente restrittiva prevale sulla norma generale nazionale laddove non ne inficia l'efficacia e l'applicazione? Oppure, essendo la Lombardia e il Veneto regioni ordinarie e non potendo autonomamente legiferare, di fatto hanno emesso un provvedimento inattuabile? Se qualcuno dei vari DPCM di marzo avesse delegato alle Regioni la possibilità di "aggravare", nell'accezione buona del termine, l'ambito di intervento di contrasto alla diffusione dell'ormai tristemente noto COVID-19 forse oggi non si legittimerebbero certe condotte "pericolose", non tanto perché in contrasto con una norma incerta, quanto perché in spregio della salute di tutta la collettività.
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